Durata
03 Settembre 2011 - 02 Ottobre 2011
Sculture di Paolo Pilli
Si può arrivare alle forme artistiche in tanti modi, tempi e motivazioni diverse. C'è chi, ragazzino e per un istinto ancora immaturo, frequenta le scuole specifiche di formazione, c'è chi aggiunge alla preparazione teorica l'apprendimento “a bottega”, c'è chi perfeziona pian piano il rapporto con i materiali e la loro lavorazione rispondendo ad una improvvisa necessità interiore ad una urgenza, facendo scaturire sulla tela o dal blocco di marmo o di pietra, da un fusto ligneo consunto, una nuova sollecitante forma, assemblando, magari, espressioni già presenti in natura o plasmate dal vento e dall'acqua, anziché dallo scalpello o dalla subbia. L'atto artistico sta nella concezione di una forma altra, nata dall'abbinamento, dall'affinità o dalla contraddizione. Questo modo di procedere non è dell'arte antica, quando l'artista operava per accumulo di atti coerenti, ma è tipico dei movimenti del Novecento: dalla semplificazione e dall'uso di materiali e tecniche non strettamente artistiche in senso classico. Sta nella nascita del Dada, nell'atto consapevole e temerario di Duchamp, nella ripresa dell'arte negra da Matisse a Picasso.
Il gesto artistico e la concezione delle forme risponde ad altri processi mentali, ad altre necessità comunicative proprie a ciascun movimento: dal cubismo al futurismo, all'arte astratta. Ciascun artista ha sviluppato una sua ricerca rispondente al pensiero contemporaneo che dal figurativo passa alla sua scomposizione.
Conosco l'iter di Paolo Pilli e la sua necessità sempre latente e alla fine sbocciata di lavorare la materia e tesserne, prima, un dialogo personale privato per arrivare a comunicare con gli altri.
E' uomo di Versilia; lo sguardo sulle Apuane è abituale e abituato, come l'osservazione di quei maestri apuo-versiliesi, di quei lapicidi sapienti che dal blocco fanno uscire la figura o forme pure concave e convesse senza rispondenza nella realtà, ma che sono primigenie e che ci appartengono, anticipando la forza di levare, le lucide politure o le martellature opacizzanti, che le consegneranno al mondo dell'arte. Ogni opera è prima progetto, ricerca, analisi dei materiali e approfondimento interiore di ciò che nascerà. Il momento artistico è proprio quello impercettibile e misterioso che cresce dentro prima di materializzarsi e che resta sempre intelleggibile. Credo che quella lunga gestazione, lenta, contraddittoria, affliggente Pilli l'abbia provata ogni volta per consegnarci e sottoporci, alla fine, un elemento crudo, esasperato, ma creativamente dolce com'è nella sua natura. Il fare, il plasmare, il dare corpo sta nel suo DNA che non è teorico, anche se gli è consono viaggiare con le Muse appresso. Ma è la forza, la meccanica, l'assemblaggio che gli stanno a cuore. Ciò vuol dire che il vedere è già passato e si concentra sull'agire finché la forma mentale è intatta prima che si corrompa, si frantumi, si carichi di riferimenti intellettualistici. Propende per l'ingegno più che per la maniera. Conoscendoci da tanti anni, io e lui sappiamo quando e dove è scattato il meccanismo (mano, pensiero, sentimento), ma resterà un segreto. Basti a chi guarda intuire il processo mentale e pratico che ha promosso la forma e rispecchiarsi in essa, se la condivide. E non sarà difficile, perché non c'è inganno, ma onesta espressione di una sensibilità in divenire
Lucia Fornari Schianchi
Orario:
dal Martedì al Sabato dalle 15.00 alle 19.30
Domenica dalle 10.00 alle 12.30 - dalle 15.00 alle 19.30
Lunedì chiuso