Benvenuti a Seravezza, culla di cultura e paesaggi naturali, terra dal valore storico e artistico senza tempo e dal fascino intramontabile.
Il Comune di Seravezza fa parte della Provincia di Lucca e si sviluppa in una culla naturale, frutto dell'incontro tra il Mar Tirreno e le Alpi Apuane.
Il nostro è un territorio variegato e da una zona prettamente pianeggiante dove sono si sono sviluppati i centri di Pozzi, Querceta e Ripa passiamo al fondovalle che accoglie paesini caratteristici come Corvaia, Malbacco, Riomagno e Ruosina fino ad arrivare a tutta una zona montana che riunisce le frazioni di Azzano, Basati, Cerreta S.Antonio, Cerreta S. Nicola, Fabbiano, Giustagnana e Minazzana.
La città di Seravezza è capoluogo e nalla confluenza dei torrenti Serra e Vezza bagna le sue fondamenta mentre le Alpi Apuane gli fanno da cornice con le loro vertiginose pareti di marmo e freschi boschi di castagni e limpidi ruscelli. Per chi ama la natura le bellezze del territorio offrono occasioni da non rifiutare per intraprendere escursioni.
Il paesaggio, nonostante la ricchezza e varietà di ambienti, è contraddistinto dall'imponente presenza del marmo. I bacini marmiferi della Ceragiola, della Cappella, di Trambiserra e del Monte Altissimo producono infatti un marmo reso famoso in tutto il mondo per le sue peculiarità.
Le prime notizie storicamente documentabili su Seravezza risalgono al 1040, anche se antichissime sono le tracce della presenza dell'uomo sulle Alpi Apuane (si pensa addirittura del Paleolitico Medio). Nelle nostre zone si sono susseguite le civiltà dei Liguri Apuani, Etruschi e Romani. Proprio ai Romani si devono tantissime opere come la razionalizzazione territoriale, le bonifiche grazie alle quali migliorarono sia la viabilità che l'agricoltura (ricordiamo anche l'introduzione dell'olivo e della vite) fino allo sfruttamento delle risorse minerarie del ferro, del piombo e dell'argento, nonché l'attività estrattiva del marmo.
Dal V secolo d.C con l'inizio delle invasioni barbariche i Longobardi si stabilirono nella zona delle Alpi Apuane. Lo stesso nome della nostra città sembra derivare da un toponimo del periodo longobardo (Sala Vetitia, centro di scambi commerciali).
La storia di Sereavezza nel periodo Medievale è invece dominata dalle vicende dei nobili di Corvaia e Vallecchia, i Toparchi, perseguitati dal Comune di Lucca.
È del 1515 il primo e autentico atto del Comune di Seravezza, anno in cui il Monte Ceragiola e l'Altissimo sono stati offerti alla città di Firenze "... in quibus dicitur esse cava et minera pro marmoribus cavandis". Inizia una dipendenza dallo Stato Fiorentino che però ha conseguenze positive per Seravezza, eletta a sede della residenza estiva della famiglia dei Medici con un conseguente sfruttamento intensivo anche delle cave di marmo, meta di famosi scultori alla ricerca del prezioso marmo statuario.
Nel 1518 lo stesso Michelangelo Buonarroti si presenta a Seravezza per scegliere il marmo migliore da utilizzare nella realizzazione di alcune statue a lui commissionate da Papa Leone X.
Nella florida attività estrattiva si sono verificati due bruschi arresti in concomitanza con le Guerre Mondiali ed in particolare è durante la seconda che Seravezza, per la sua posizione strategica, per lunghi mesi vede la permanenza del fronte sulla Linea Gotica causando lutti e rovine. La ricostruzione della città è stata rapida e completa, e si deve all'impegno e alle capacità della popolazione locale.
I lavori per la costruzione del Duomo dedicato ai SS. Lorenzo e Barbara iniziarono nel 1422 su un'area dove probabilmente sorgeva una chiesa più antica (come attesta un'iscrizione in caratteri semigotici collocata presso il campanile). Dopo numerose interruzioni e modifiche la chiesa fu finalmente consacrata nel 1569. Nel corso dei secoli subì varie opere di abbellimento soprattutto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale fu danneggiata da un bombardamento aereo. Molte sono le opere pregevoli che vi si possono ammirare: il Fonte Battesimale, opera attribuita a Stagio Stagi, in marmo ornato di notevoli bassorilievi; la croce astile capitolare comunemente detta Croce d'oro del Pollaiolo, attribuita a Francesco Marti (XV secolo); la Cappella della Madonna del Soccorso in stile barocco che conserva una pittura ad olio su lavagna; l'altare maggiore del 1570, ricco di marmi policromi, rinnovato nel 1683 da Jacopo Berti; il Pulpito di marmi intarsiati.
All'interno della chiesa della Misericordia (un'organizzazione volontaria di soccorso ed assistenza fondata e operante ormai dal 1589) sono custoditi una splendida tela di Pietro da Cortona, le "Marie al Sepolcro" e un bassorilievo di Donato Benti raffigurante la Vergine con Bambino. Sotto il loggiato, sul muro, una lapide ricorda ai posteri che Michelangelo, cedendo al volere di Leone X, apriva le cave del Monte Altissimo e "... ne tre anni durati a domare l'asprezza dei luoghi e l'imperizia de la gente" abitò in quel luogo.
Situata in una zona di eccezionale interesse panoramico, la chiesa dedicata a San Martino è interamente in marmo; si ritiene che sia stata costruita intorno all'anno Mille e ampliata nel secolo XIII. Tra il 1518 e il 1536 fu abbellita con un porticato ionico disegnato probabilmente da Michelangelo (andato purtroppo distrutto durante la II guerra mondiale), con una cornice intorno al tetto e con un rosone chiamato "Occhio di Michelangelo", anch'esso attribuito al maestro fiorentino. All'interno della chiesa si ammirano un bassorilievo (sul pavimento nel centro della chiesa) un'acquasantiera decorata con quattro figure che rappresentano le età della vita e un tempietto tabernacolo. A fianco della Pieve si trovano altri edifici tra i quali l'Oratorio della SS. Annunziata situato all'inizio della vecchia mulattiera, un edificio costruito probabilmente nel 1700; il tetto mancante, le mura disadorne e il grande altare marmoreo conferiscono a questa chiesa un aspetto suggestivo e misterioso.