Durata
19 Febbraio 2011 - 06 Marzo 2011
Lucia Baldini
Buenos Aires Café
In cinquecento anni di vita, Buenos Aires non si è fatta mancare nulla: non una ma due fondazioni, la prima metropolitana del Sud America, uno dei teatri più grandi del mondo, svariate crisi e immancabili rinascite, fragorosi crack e spregiudicate vasche da bagno in oro. Più di duemila chilometri la dividono da qualsiasi altra forma urbana, un Oceano intero la separa dal Vecchio Continente, eppure la città non sembra aver mai patito la solitudine. Anzi: Buenos Aires attira, placidamente e spezzando ogni resistenza, come un vecchio magnete. Pirandello, Lorca, Delibes, Rubinstein: l’elenco di quelli che hanno voluto visitarla è infinito e autorevole. Borges, Sábato, Soriano, Fernández: altrettanto cospicua è la lista di chi ne ha parlato, o ha provato a farlo.
Perchè, appena si arriva a Buenos Aires, non ci si può non rendere conto che quei centoquarantaquattro isolati in cui è divisa non sono altro che un’illusione.
E’ ortogonale la città, certo: divisa in un reticolo meticoloso, con le vie perpendicolari. Per questo si può anche credere di poterla contenere tutta, come un oggetto logico. Ma a Buenos Aires le cose non sono mai quello che sembrano: la città stessa ha cannibalizzato le immagini di tutte le altre città. Assomiglia a Parigi, potrebbe essere Sidney, ha un cielo italiano, monumenti che fanno pensare al Messico o a qualche paese della Spagna. Perfino il Giappone ha la sua illusione: un parco con lago, carpe e bancarelle di fritto che sembra proprio Tokyo.
Andare lungo le strade di Buenos Aires è come entrare nelle vene di una creatura viva, che continua a mutare, a crescere, a invecchiare e a inventarsi di nuovo.
Lucia Baldini e Michela Fregona hanno raccolto l’invito. E, munite di macchina fotografica e di taccuino, sono entrate nell’insonnia della città: per incontrarne umanità, sogni, epiche di quartiere, personaggi, disperazioni, strategie di sopravvivenza, fantasie.
Il tango c’è, naturalmente. E non potrebbe non esserci. Ma partecipa anche lui, da protagonista, al gioco delle illusioni: più se ne parla, più si ritrae dietro le rughe di un vecchio cantante. Mostra qualche sbrecciatura, non più la freschezza di un tempo. E’ tango quello di cui la città parla, in ogni istante, a qualsiasi ora, in infinite varianti di tacchi a spillo. O forse è altro: diverso, sfuggente, raro. Più presente anche soltanto in un cielo, incorniciato da una balaustra.
In un viaggio che è anche un viaggio interiore, personale, vissuto, un diario a quattro mani: nella capitale fisica e metafisica dell’illusione.
BIOGRAFIA:
Lucia Baldini vive in Toscana, punto di partenza del suo viaggio per la professione fotografica specializzata nell’ambito della “scena”. Fin dai primi anni di lavoro, attraverso le sue assidue frequentazioni nell’ambiente musicale, buona parte delle sue prime opere sono divenute un’importante testimonianza della scena underground musicale degli anni Ottanta attraverso mostre, copertine di dischi e collaborazioni con testate musicali. Lavora come fotografa di scena per varie compagnie e festival di teatro e danza. Dal 1990 trova una forte affinità con musicisti e ballerini argentini che propongono lavori legati alla cultura del tango argentino. Nel 1997 pubblica il libro fotografico “Giorni di Tango” che diviene il catalogo della mostra omonima. Entra in contatto con le più interessanti realtà legate al tango argentino in Italia e nel 2001, in collaborazione con la giornalista Michela Fregona, realizza il volume “Anime Altrove - luoghi e genti del tango argentino in Italia”. Nel 1996, con lo spettacolo “Omaggio a Nijinsky”, diretto da Beppe Menegatti, inizia la collaborazione con Carla Fracci. Nel 2003 pubblica per la Materiali Sonori il libro fotografico:“Banda Improvvisa, cinquanta angeli musicanti sospesi su un cielo di note “. Pubblica nel 2005 i libri: “Carla Fracci – Immagini 1996 – 2005”, una monografia fotografica che testimonia i dieci anni di collaborazione con la Fracci, e “Tangomalìa” con la collaborazione di Michela Fregona, i due libri divengono anche mostre itineranti. Inizia l’attività di fotografa di scena nell’ambito del cinema con il regista Carlo Mazzacurati per il film “La Giusta Distanza” e per il nuovo film “la Passione”.
.Nel 2007 le viene commissionato dalla casa editrice Sillabe, con la collaborazione della Soprintendenza di Firenze, un primo libro sui musei fiorentini “Capolavori in bianco e nero” e ne segue nel 2008 un altro “all’improvviso i musei a Firenze” .
Con la pubblicazione “Dramma sacro – omaggio al Mantegna” apre un nuovo capitolo di ricerca e sperimentazione dedicato al nudo maschile. E’ appena uscito per l’editore Postcart di Roma la pubblicazione del libro”Buenos Aires cafe”, diario di viaggio costruito tra immagini e parole a quattro mani con Michela Fregona. Buenos Aires cafè si è aggiudicato il premio “Marco Bastianelli 2010” come miglior progetto editoriale nell’ambito fotografico del 2009.
Conduce da alcuni anni laboratori e seminari sulla fotografia di spettacolo in scuole di fotografia e corsi universitari. Inizia nel 1982 la sua carriera espositiva proponendo varie personali dedicate alla ricerca, alla danza, al ritratto e alla musica Sue opere fanno parte di collezioni private italiane ed estere.